Per seminare si va “a passo lento”
Proviamo ad approfondire come comunità le questioni e gli interrogativi che germinano nel quotidiano di tutte le persone, dove l’incontro con i semi avviene almeno mangiando (riso, noci, piselli…), e nel lavoro di produzione delle agricoltrici e degli agricoltori.
Per cominciare mettiamo a disposizione di chi voglia contattarci una lista di semi liberi da coltivare (piante edibili, officinali e ornamentali).
Abbiamo bisogno di sementi libere
C’è un sistema sementiero che ha ha eroso la biodiversità delle colture, ha semplificato i sistemi alimentari, ha conquistato la proprietà della selezione e della riproduzione avvantaggiando grandi monopoli.
C’è un lavoro contadino che rinnova un patrimonio genetico territoriale, che semina e radica abitando all’interno di un sistema sociale e culturale, che non ha diritti di proprietà sugli esseri viventi ma doveri (e piaceri?) di custodia.
C’è un gesto ampio che distende il braccio e apre al sole il palmo della mano e lascia cadere i semi. C’è un gesto piccolo, un movimento preciso e minimo delle dita che sfiorano la terra e vi posano i semi più minuti e delicati.
Si semina in semenzaio o si semina “de gobón”, si semina a spaglio o a buchi, a postarella o in fila. Si sente un ritmo – seminare e coltivare e ri-seminare – in cui si compenetrano le stagioni, si compensano i limiti. Anche il vento semina, e seminano gli animali ed i fiumi.