Lo scorso 29 giugno il Comune di Vicenza ha venduto all’asta il lotto di 76.965 mq di terreno agricolo in località Carpaneda alla cifra di 450.000 €.
Quella di dismettere 8 ettari di terra fertile utilizzati per rimpinguare le casse di un ente pubblico, peraltro con un bilancio sufficientemente solido, è una scelta politica chiara che non guarda nemmeno alle sfide legate al soddisfacimento dei fabbisogni alimentari delle aree metropolitane. Mentre la crisi legata alla pandemia da COVID-19 ha evidenziato le vulnerabilità dei sistemi di approvvigionamento del cibo nelle città, l’agricoltura urbana può fornire servizi ecosistemici chiave e può ridurre l’impronta ecologica del trasporto alimentare, migliorando l’accesso ad un cibo sano per la comunità, sia dal punto di vista nutrizionale sia da quello ambientale. Inoltre, a Vicenza come altrove, esiste un problema di accesso alla terra per tutte quelle persone che intendono dedicarsi ad una produzione contadina sana e libera dallo sfruttamento agroindustriale; con la vendita di questi terreni si è persa un’enorme opportunità per invertire questa rotta, anziché affidarne la gestione a giovani realtà contadine intenzionate a portare avanti progetti in cui si sarebbero potute valorizzare le filiere locali, si è scelta la più semplice strada della vendita.
Ma a Carpaneda non c’erano solo 8 ettari di terre comunali: infatti, la cascina e i suoi 13.300 mq di terreno per ora restano pubblici, per continuare a rimanere tali devono essere stralciati quanto prima dal Piano delle Alienazioni altrimenti il rischio di perderli è dietro l’angolo. Non possiamo permetterci di delegare nuovamente al “mercato” la scelta sul futuro utilizzo di questo patrimonio. Come abbiamo detto sin dall’inizio della campagna per Cascina Carpaneda Bene Comune, crediamo che la terra e l’edificio debbano essere messi a disposizione della collettività in forme e modalità condivise con chi vuole promuovere progetti legati all’agroecologia e alla sovranità alimentare.
Pensiamo ad un luogo dove produrre cibo ma non solo, sperimentare e diffondere pratiche contadine, scambiare saperi e semi, valorizzare il paesaggio rurale e la biodiversità in un contesto inclusivo dove intessere nuove relazioni libere dallo sfruttamento agroindustriale e dalle oppressioni di razza e genere.
Ed è per questo motivo che ci rivolgiamo alle realtà agricole contadine, al mondo politico e sindacale, ai movimenti ambientalisti, alle associazioni e a tutte le persone che in questi mesi ci hanno già sostenuto e intendono supportare l’elaborazione di un progetto collettivo per dare nuova vita al patrimonio rurale pubblico di Carpaneda. Un progetto co-costruito, che presenteremo al Comune di Vicenza per chiedere che la gestione della cascina torni alla collettività, nel rispetto della sua vocazione originaria di spazio vissuto, aperto e votato all’agricoltura.
L’intenzione è quella di avviare già nelle prossime settimane un percorso di progettazione partecipata, invitiamo da subito chi fosse interessatə a mettersi in contatto con noi.