Trasformare il sistema alimentare industriale, il cibo è un bene comune!

Lo scorso mese la sede FAO di Roma ha ospitato il Pre-Summit sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite in vista del Vertice ONU che si terrà a New York a settembre.

La Comunità Vicentina per l’Agroecologia si è associata alla mobilitazione lanciata a livello globale da oltre 300 organizzazioni, tra cui La Via Campesina, che hanno boicottato il vertice ufficiale e si sono riunite nel Contro-Vertice dei Popoli per trasformare il sistema alimentare industriale.

Tra le principali motivazioni che hanno portato a questa forte presa di posizione vi è il fatto che il summit non è basato sui diritti umani e dei popoli: infatti, sebbene l’evento ufficiale promuova una struttura apparentemente inclusiva, fin dall’inizio il processo di organizzazione dello stesso è stato opaco e ha messo in disparte le legittime piattaforme delle organizzazioni della società civile organizzata e dei Popoli Indigeni.

Inoltre, il Summit è dominato da interessi corporativi: realtà come il World Economic Forum, così come Rockefeller Foundation e Gates Foundation hanno assunto un ruolo importante nel vertice anche a causa del modello di governance multistakeholder promosso dall’ONU. Il tentativo di sostituire i modelli di governance del multilateralismo inclusivo, come stabilito nel Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, con un modello multistakeholder con presunta uguale responsabilità di tutti, presenta una forte minaccia che non deve essere sottovalutata: tale modello tratta tutti gli attori allo stesso modo, indipendentemente dai loro diversi ruoli e responsabilità, dalle enormi asimmetrie di potere e risorse, nonché dagli evidenti conflitti di interesse.

Il Summit spinge la trasformazione dei sistemi alimentari nella direzione sbagliata, non fa nulla per aprire la strada all’urgente e profondo cambiamento necessario; anzi, essendo stato dirottato dai rappresentanti dell’agroindustria, è probabile che la narrativa dello stesso sostenga i sistemi alimentari industriali che promuovono cibi ultra-processati, la deforestazione, l’allevamento industriale, l’uso intensivo di pesticidi e le monocolture, che causano il deterioramento del suolo, la contaminazione delle acque e impatti irreversibili sulla biodiversità e la salute delle persone.

In conclusione, ci uniamo anche noi alla scelta di boicottare il Summit perché non è in grado di fornire soluzioni per combattere la malnutrizione, la fame e la crisi climatica, ignorando ciò che è più urgente: una profonda trasformazione agroecologica e basata sui diritti umani dei sistemi alimentari verso la sovranità alimentare, la giustizia di genere, la giustizia climatica e la giustizia sociale, la biodiversità, la salute umana e del pianeta, precondizioni per una pace duratura.

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